Il Covid-19 ha avuto un maggiore impatto soprattutto sulle attività ricreative e professionali della subacquea, con la quasi complete cessazione delle attività durante molte settimane/mesi.
Queste misure sono state una logica conseguenza delle raccomandazioni del Governo delle Pubblica sanità per limitare gli spostamenti non necessari ma anche perché è virtualmente impossibile osservare le regole del distanziamento sociale ed evitare la possibile condivisione delle attrezzature subacquee. In ultimo, c’è una grande possibilità che le squadre di pronto soccorso possano essere sopraffatte dai casi conseguenti al Covid-19 o coinvolgimenti logistici (procedimenti di decontaminazione), e non essere in grado di rispondere in tempo ed in modo efficace. Quando le misure precauzionali per combattere la pandemia diminuiranno, è importante riprendere le attività subacquee ricreative e professionali non appena ragionevolmente possibile, sia per benessere sociale, fisico e mentale della popolazione subacquea. La domanda che ne viene fuori è se aver sofferto ed essere guariti dal COVID 19 possa avere qualche influenza sul rendimento medico all’immersione o al rischio di incidenti nell’immersione.
Nobel Corona Virus (SARS –COV2) infezione 8CODIV19) puo’ manifestarsi con varie sindromi cliniche, oscillando tra nessun sintomo, tipo sindrome di Tipo influenza, a compromissione polmonare severa (ARDS- sindrome da Stress respiratorio acuto) e sintomi cardiaci (cardiomiopatia). Fattori che determinano i sintomi severi del COVID 19 sono del tutto sconosciuti: persone anziane, che soffrono di altre patologie mediche, sono maggiormente a rischio contagio; così come fumatori accaniti e persone obese sembrano avere più rischio di complicazioni; ciononostante, ci sono numerosi casi riscontrati di giovani, persone precedentemente sane in cui la malattia ha avuto una veloce e drammatica evoluzione, il rischio per un danno permanente al cuore e ai polmoni è molto basso.
Il contagio da SBMHS –BVOOG, dopo aver esaminato la rilevante e disponibile letteratura e discussione con molti esperti, raccomanda:
1) Rischio di insorgenza del COVID- 19;
una persona che ha avuto la sintomatologia COVID 19, Può come chiunque che sia stato infettato ma non ha avuto sintomi, sviluppare particelle virali nelle secrezioni nasali o orali per un certo periodo dopo il ricovero, e per questo, essere ancora contagioso per gli altri. Il periodo esatto durante il quale questo è possibile non si conosce e forse varia, ma come riportato dovrebbe essere fino a 37 giorni o di più. Questa è una considerazione importante per la condivisione delle regole della respirazione ( compagno di respirazione) ma anche per azioni di soccorso ( rescue) in caso di incidente subacqueo. Quindi, è raccomandato
a)Che i subacquei che hanno avuto sintomi da COVID 19, attendano un minimo di DUE mesi, preferibilmente TRE, prima di ricominciare l’attività subacquea.
b)Che i subacquei che siano risultati positivi al COVID 19 ma che siano risultati del tutto asintomatici, aspettino UN mese prima di ricominciare l’attività
c)I subacquei che non hanno mai avuto sintomi e non siano stati controllati (coloro che non siano stati infettati o che abbiano avuto l’infezione ma completamente asintomatica) possono non aver sviluppato l’immunità contro la malattia ( al momento, test seriologici non sono così ampiamente disponibili e non confermano la certezza al 100%un livello sufficiente di immunità )
Quindi, questi possono ancora essere contagiati da altri subacquei ed aver bisogno di osservare un periodo di attesa dopo il termine del periodo di confinamento. La durata del periodo di attesa, posso essere variabile in base alla situazione locale (tipo di immersione, luogo e organizzazione locale).
d)I subacquei ed i centri di immersione dovrebbero osservare in modo rigoroso le linee guida per la disinfenzione degli attrezzi subacquei ( come pubblicato dalla Federazione della subacquea e dal DAN Europa).
2)Rischio di sindrome di sovrepressione polmonare ( barotrauma dei polmoni);
una persona che ha avuto l’infezione del COVID 19 con sintomi polmonari severi puo’ soffrire di danni polmonari prolungati o anche permanenti, anche se la funzione polmonare sembra essere tornata (o quasi) Questo danno può avere un rischio superiore per il barotrauma dei polmoni, o anche dopo, l’immersione senza una salita rapida e incontrollata.
Quindi, è raccomandato che il subacqueo che sia stato ricoverato con sintomi polmonari in relazione al COVID 19 dovrebbe, dopo 3 mesi di attesa ( come indicato prima), sottoporsi ad un controllo della funzione polmonare così come alla risoluzione CT dello scanner dei polmoni.
Il controllo della funzione polmonare dovrebbe includer FVC, FEV1, PEF25-50-75, RV e FEV1/FVC) e, lo scanner CT potrebbe mostrare un ritorno allo stato normale, prima di riprendere le immersioni. E’ importante che queste analisi vengano interpretate e validate da un ufficiale medico con una specifica conoscenza della medicina subacquea.
Se la maggior parte dei sintomi polmonari si sono presentati, anche se non hanno richiesto il ricovero, il danno polmonare può presentarsi e le analisi della funzione polmonare e lo scanner CT sono analisi utili.
3)Rischio di eventi cardiaci:
nel contesto della malattia generale e dell’infezione polmonare, una cardiomiopatia da Covid potrebbe non avere un sintomo prevalente e potrebbe anche non essere notata durante la fase acuta della
Questa però, può essere la causa del danno al muscolo cardiaco, e di conseguenza gli
eventuali effetti funzionali riscontrabili. La cardiomiopatia e le sue conseguenze possono essere un fattore importante nella manifestazione di un possibile rischio infartuale e della possibile morte improvvisa in immersione .
Per cui è raccomandabile che un subacqueo, che sia stato ricoverato con o a causa dei sintomi polmonari o cardiaci da Covid dovrebbe , dopo 3 mesi di attesa (come sopra indicato) sottoporsi ad una valutazione cardiaca con un’ecocardiografia ed un ECG da sforzo per accertarsi della normale funzionalità cardiaca.
Se i sintomi prevalenti sono principalmente polmonari, o si sono presentati sintomi di da sforzo intenso , anche se non ci sono state indicazioni per il ricovero , questa sintomatologia può indicare una possibile cardiomiopatia per cui gli esami cardiologici si rendono oltremodo insostituibili.
4)La tossicità polmonare dell’ossigeno
a questo punto sappiamo molto poco sul possibile incremento della sensibilità del tessuto polmonare conseguenti alla tossicità dell’ossigeno; quindi un comportamento prudente sarebbe quello di evitare saturazioni di ossigeno uguali o superiori a 1,3 ATA in immersione , l’immersione con Nitrox superiore a 1,4 ATA dovrebbe essere limitata ad un periodo molto breve in profondità.
5) Malattia da decompressione:
ancora poco si sa dello sviluppo di bolle dopo una infezione polmonare da Covid . E’ probabile che l’infezione provochi un significativo aumento del rischio di sviluppo di bolle e quindi della M.D.D. E’ stato dimostrato che dopo una immersione ricreativa profonda ( ai limiti della curva di decompressione-NDL nella valutazione a mezzo del Computer , o in caso di fuoriuscita dalla curva con le opportune tappe di decompressione), nel 70-90 % dei casi si sono riscontrate lo sviluppo di bolle . queste bolle riscontrabili nella fase venosa vengono eliminate nel sistema respiratorio polmonare e conseguentemente in genere non provoca una m.d.d. Se la funzionalità polmonare dovesse essere compromessa le bolle potrebbero raggiungere Il circolo arterioso anche attraverso un FOP con sviluppo di bolle a livello cerebrale , vestibolare o altri tipi di m.d.d . Quindi un comportamento prudente da parte del subacqueo, nel caso abbia sofferto di una patologia polmonare da Covid , sarebbe quello di limitare le immersioni temporaneamente (o definitivamente) e comunque cercare di non praticare immersioni ai limiti della curva .
Queste raccomandazioni sono state sviluppate su dati scientifici disponibili rilevati in data 12/04/2020, ma potrebbero avere una evoluzione su dati successivi
Dr. Guy Vandenhoven